FLORENZ.
La Germania celebra Firenze ed i suoi artisti con “Florenz”, la prima esauriente mostra sul capoluogo toscano in Germania, allestita al Bundeskunsthalle di Bonn e aperta fino al 9 marzo 1914.
Crescita, sviluppo e trasformazioni del tessuto urbano, attraverso i secoli: questo il filo conduttore dell’esposizione che presenta un ritratto della città e del suo “spirito”, da potenza finanziaria e mercantile nel Medioevo, a laboratorio propulsore di arti e scienze nel Quattrocento e Cinquecento, fino alla sua imposizione come centro intellettuale e cosmopolita tra il XVIII e il XIX secolo.
Una selezione di 350 capolavori, prestati da 70 istituzioni e gallerie europee e americane, ci conduce in uno spazio urbano e dinamico, in continua evoluzione culturale, politica e religiosa, che diviene esso stesso un’opera d’arte. Accanto alla Firenze famosa dei grandi nomi del Gotico e del Rinascimento, ne troviamo una meno nota, scrigno di preziose collezioni di oggetti rari e culla di innovative tecniche artistiche.
Sono cinque le sezioni in cui è suddiviso il percorso espositivo, che si snoda cronologicamente, introdotto dall’Allegoria della Divina Commedia, dipinta da Domenico di Michelino, nel 1465, come omaggio alla città e al suo insigne poeta. E proprio la portata delle opere di Dante rappresenta un tema ricorrente in questo viaggio nella storia fiorentina che prende avvio con il primo nucleo dedicato all’epoca della autonomia comunale, evidenziando una stretta connessione tra i diversi rapporti di potere, le attività bancarie e commerciali e la vita delle istituzioni. Intorno al 1300, Firenze era una metropoli con oltre 100,00 abitanti, all’apice della fioritura economica, ma politicamente travagliata da tensioni interne a cui si aggiunsero devastanti calamità naturali che sconvolsero l’organizzazione urbana. Eppure è anche il momento delle grandiose costruzioni come la Cattedrale e della nascita di un nuovo linguaggio figurativo e letterario, quando Tino da Camaino, Giotto, Dante, Petrarca e Boccaccio si impongono nel panorama artistico, punteggiato dalle committenze dei ricchi mercanti.
Il commercio, fondamento della prosperità finanziaria è il leit motiv della seconda sezione, incentrata sul XV secolo, contraddistinto dall’espansione territoriale e dall’effervescente rinascita delle arti. Fondandosi sullo studio della letteratura classica, l’Umanesimo fiorentino formulò nuovi ideali etici che coincisero con una nuova articolazione dello spazio pittorico, soprattutto attraverso l’invenzione della prospettiva, e con la riscoperta della ritrattistica, dei bronzi monumentali e l’attenta osservazione della natura. Ecco che la cooperazione tra rinomati artisti e facoltosi patroni, ordini religiosi e corporazioni, dà vita ad eccezionali opere realizzate dalle grandi firme come Filippino Lippi, Andrea del Verrocchio, Sandro Botticelli e Masaccio, il primo pittore rinascimentale presente con il Trittico di San Giovenale del 1422; è questa la prima opera datata del rivoluzionario pittore che provocò un radicale mutamento di prospettiva nella visione e nella rappresentazione della figura umana.
Si amplia anche l’interesse per la geografia che porta alla nascita di una cartografia scientifica testimoniata dalle rappresentazioni topografiche di Leonardo e dalla Pianta della Catena, mentre l’orafo fiorentino, Marco di Bartolomeo Rustici realizza una preziosa documentazione, nota come Codice Rustici, in cui narra il suo viaggio verso Gerusalemme, dando anche una descrizione accurata della Firenze quattrocentesca, punteggiata da chiese e ospedali e completando il testo con disegni acquerellati.
Forti conflitti sociali affliggono il capoluogo toscano, a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, quando Leonardo e Michelangelo , omaggiati in mostra con alcuni bozzetti per gli affreschi di Palazzo Vecchio, sono in piena attività,
L’ oscuro periodo sfocerà presto nello splendore del Granducato Mediceo, soggetto del terzo settore espositivo che si occupa della supremazia riconquistata in tutti i campi, grazie al governo di Cosimo I e del figlio Francesco che renderà Firenze una vera residenza reale, riscrivendo la storia della città in chiave dinastica e monarchica. Firenze assurgerà a centro propulsore del dibattito teoretico sul concetto di “disegno”, principio unificatore delle tre discipline artistiche, mentre il Granduca Cosimo fonderà l’Accademia delle Arti del Disegno, riunendo insieme pittori, scultori ed architetti. A distanza di pochi anni, nel 1588, la città, già famosa per le ricchissime collezioni medicee di oggetti provenienti da tutto il mondo, diventerà la sede della Galleria dei Lavori, il primo laboratorio al servizio esclusivo di una corte sovrana. Sarà la consacrazione a livello internazionale del raffinato fasto granducale.
Purtroppo, nella seconda metà del ‘600, iniziò un graduale ma inesorabile declino, che porterà all’estinzione della dinastia medicea, quando nel 1737, Gian Gastone, ultimo membro maschile, morirà senza lasciare eredi. La Toscana passerà sotto il controllo dei Lorena che rilanceranno una politica del territorio, promuovendo riforme. E il cammino verso la modernizzazione è il tema della quarta sezione espositiva che presenta la creazione dei musei scientifici fiorentini e il primo radicale riordino della Galleria degli Uffizi, consegnandoci una città cosmopolita, destinata a diventare meta di viaggi culturali, nel secolo successivo.
La mostra si chiude, dedicando un settore all’Ottocento, quando l’orgoglio dei fiorentini della propria identità arriva a configurarsi in un mito con radici che risalgono al Medioevo, ben espresso dalla inossidabile figura di Dante. Divenuta capitale del neonato regno d’Italia, Firenze cambiò parzialmente aspetto, in seguito alla drastica trasformazione del piano urbanistico, diventando contemporaneamente ritrovo di intellettuali, collezionisti e mercanti d’arte, che contribuirono alla formazione di prestigiose collezioni museali, in tutto il mondo.
Mila Lavorini